La strada spartana

Mi perdonerete se, come sempre, la prendo da lontano.
Agoghé, così si chiamava il sistema educativo imposto ai giovani nell’antica Sparta. A sette anni venivano separati dalla famiglia e inseriti in un’organizzazione che aveva lo scopo di formare i futuri cittadini/soldato. Oltre all’addestramento militare, l’Agoghé prevedeva la privazione di ogni comodità, in modo da abituare i giovani a sopportare il freddo e la fame. Capitava allora che, per nutrirsi, rubassero del cibo, ma tale furto era tollerato purché non si venisse scoperti. In caso contrario la punizione sarebbe stata severissima, ma non per il furto, bensì per la stoltezza nell’essere stati scoperti.
Vi chiederete il motivo di questa escursione di storia antica.
È presto detto, si tratta di un parallelismo col rispetto dell’attuale codice stradale, e di come esso viene percepito dalle istituzioni e dagli utenti.
Presumo che un viaggio in automobile non sia un’esperienza ignota a chi sta leggendo questo post, e sono parimenti abbastanza convinto che gli sarà capitato di incrociare una postazione di controllo della velocità, ossia il temibile autovelox. Ce ne sono di vari tipi e fogge, mobili, portatili, fissi, radar, a fotocellule, ecc., e il loro scopo è semplice: misurare la velocità del veicolo e segnalare se quella supera il limite consentito nel tratto di strada controllato.
L’impatto sull’utenza è divisivo. C’è chi li trova estremamente utili per punire i trasgressori, dissuadendoli dal ripetere l’impresa velocistica, contribuendo in tal modo alla sicurezza stradale, e c’è chi invece reputa che gli autovelox costituiscano un attentato alla sua libertà personale di procedere alla velocità che ritiene adeguata, e che anzi siano solamente degli ignobili strumenti utilizzati dalle pigre amministrazioni comunali per fare cassa.
Comunque la pensiate, in questo post non intendo entrare nel merito delle finalità e dei risultati ottenuti, ma invece mi va di evidenziare un aspetto dell’autovelox che trovo bizzarro.
Talvolta mi capita di leggere sui siti di informazioni locali, come pure nelle locandine di qualche quotidiano, l’annuncio delle posizioni settimanali degli autovelox.
Ma come, già le postazioni fisse sono di quel bell’arancione “guardami”, mentre in altri paesi qualcuno le sta camuffando (da bidoni della spazzatura, per esempio), bisogna proprio gridare ai quattro venti dove ci saranno i controlli? Sarebbe cose se un qualsiasi ente di controllo si accordasse preventivamente con l’imprenditore o il costruttore per una verifica “a sorpresa”…
Quindi ne deduco che questo metodo nostrano di utilizzo degli autovelox ricalchi perfettamente l’antico spirito dell’Agoghé, ovvero non vanno sanzionati i trasgressori, i furbi, ma vanno sanzionati solamente i cretini, quelli che, nonostante tutti gli avvertimenti e la visibilità delle apparecchiature, si sono fatti beccare.
Così imparano (a farsi furbi, ovviamente).

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