Salve a tutti.
Forse, e ribadisco forse, qualcuno avrà notato che manco dal blog già da qualche mese. Ebbene, vi avviso che i sospiri di sollievo erano prematuri, in quanto ho intenzione di riprendere presto a sfrappolare gli zebedei con i miei scritti.
L’assenza non era derivata da mancanza di argomentazioni, bensì dal fatto che sono stato impegnato da una sorta di sfida che mi sono andato a cercare. Si trattava della copia di un quadro che era stato esposto momentaneamente al Museo d’Arte Moderna “Ugo Carà”, in occasione della mostra “Trieste e una donna”, ispirata a Umberto Saba. Si tratta dell’opera “Amici“ di Miela Reina.
La difficoltà maggiore è stata quella di avvicinarsi alle numerose sfumature cromatiche del quadro a olio, utilizzando però dei colori acrilici.
Potete ben capire allora dov’è stata la mia testa in questi mesi, anche in considerazione della mia impreparazione in campo pittorico, e, come sempre, ho avuto più fortuna che giudizio.
Senza falsa modestia, mi va di mostrare il risultato delle mie fatiche, ovviamente anche mediante il confronto con l’opera originale.



Non posso che complimentarmi, ma davvero non hai precedenti esperienze di pittura? Hai usato i colori a olio? Non ho capito se ti è piaciuto fare l’esperienza
E no, nessun sospiro di sollievo 😉 un po’ siamo abituati a ritmi irregolari
Ammetto di avere abbastanza pratica con la pittura. Dopo le prime esperienze con il lavabile (Ducotone) sono passato al semilavabile, più traspirante, non senza mancare di provare l’ebbrezza della calce. Ultimamente mi trovo bene con le idropitture acriliche (generalmente preferisco quelle della Sikkens), sia per l’interno che per l’esterno. Per quanto riguarda il legno, posso vantare un’esperienza notevole, per la protezione, la colorazione e la finitura, ovviamente con vernici a solvente o epossidiche.
Ah, ma forse tu intendevi la pittura artistica…
Lì invece sono un neofita, nel senso che questo è il secondo dipinto che realizzo. Il primo è stata la riproduzione della locandina de “La dolce vita”, la base di quel quilt che è stato esposto a Brno, al BPM2024 (vedi il post BPM 2024 – One Step Beyond sul blog lastoffagiusta.it).
Ho utilizzato colori acrilici, in maggior misura quelli della Lidl che venivano venduti assieme a una sorta di scatola/cavalletto in legno + pennelli (Crealando) all’esorbitante prezzo di 25€. Per il supporto ho scelto ancora una volta l’Evolon, che compro im Boemia.
Andrebbe aggiunto però che, prima di utilizzare (per scelta mia) il CAD, ho disegnato a mano per vent’anni, e anche se si trattava di prospetti tecnici a tecnigrafo, non di rado capitava di dover rappresentare a mano libera alcuni oggetti o macchinari, per esempio quando ci si trovava in cantiere o per una visualizzazione veloce e comprensibile anche per coloro che con quote, scale, simboli e proiezioni avevano poca dimestichezza, quindi la connessione occhio-cervello-mano associata a un’ineludibile precisione mi ha portato a conservare ancora oggi una certa abilità nel disegno.
Per quanto riguarda il piacere, la faccenda è più complessa. In realtà il quadro non era per me, bensì per un’amica pittrice. A lei era talmente piaciuto quel quadro da chiedermi, tramite Rossana, se fossi disposto a realizzarne una copia, avendo apprezzato la mia accuratezza nel mio lavoro precedente. Essendo io la quintessenza del naif, non potevo che accettare di cimentarmi in una cosa della quale non avevo esperienza pratica e preparazione scolastica, perciò risposi di sì senza esitare. Devo dire che si è trattato dello stesso piacere che prova un alpinista che sta scalando una montagna, quando si trova a maledire la salita, la pietra, la mancanza di fiato e si chiede chi mai gliel’ha fatto a fare, ma giunto in vetta, nel mio caso l’incorniciatura (anche quella autoprodotta), la soddisfazione fa dimenticare tutte le fatiche.
Ahoj