Non ce n’è coviddì

Confesso che tra tutte le opinioni contrastanti che potrete sentire su di me, una sola si può considerare unanimemente condivisa, quella che io sia un deprimente uccello del malaugurio, un tagliagambe di prima categoria, un cinico contestatore di sogni, e se ancora non bastasse, si potrebbe aggiungere che capita troppo spesso che le mie fosche previsioni si avverino, tanto che potrei prendere il nome di quel famoso pistolero interpretato al cinema da Lee Van Cleef: Sentenza.

Comincerei col sottoporre alla vostra attenzione tre grafici.
Nel primo è rappresentato l’andamento dei tamponi risultati positivi al Covid rispetto a quelli effettuati, e come vedete stiamo andando verso una fase nella quale a un aumento di tamponi effettuati corrisponde un equivalente aumento dei soggetti positivi al virus, mentre prima la percentuale di positivi era minore, il che non è un bel segnale, anche senza voler contare che se ci sono più tamponi è indubbio che ci sono più soggetti che presentano i sintomi dell’infezione.

Il secondo è un po’ più semplice da leggere, nel senso che riporta in arancione il numero di ricoveri ospedalieri in terapia medica standard, e in rosso quelli in terapia intensiva. Oltre all’evidente crescita del numero di ricoveri, vi pregherei di osservare meglio la fase di inizio ottobre, quando è stato registrato un picco di tamponi effettuati e di positivi al virus, ma non è avvenuto un equivalente aumento dei ricoveri ospedalieri. Ciò significa che da metà novembre il virus sta colpendo con più forza e provoca sintomi o complicanze talmente gravi da rendere indispensabile il ricovero ospedaliero.


Il terzo grafico è essenziale quanto deprimente, in quanto riporta il numero di decessi legati al Covid, e risulta evidente che il ricovero ospedaliero non è garanzia di guarigione. Si potrebbe dire che le probabilità di sopravvivere rimangono abbastanza costanti nel tempo, collegate più allo stato generale di salute della persona colpita dal virus che a una maggiore efficacia delle cure.


Più deprimente ancora è però il quarto grafico, dal quale si evince che la vaccinazione è in troppi casi considerata un optional, risultando assolutamente inadeguata ad affrontare una possibile ondata di casi (e conseguenti ricoveri).

Se ci fate caso, non ho voluto usare a bella posta una definizione molto cara ai politici e ai giornalisti, ossia le parole “campagna vaccinale”, perché hanno un che di militaresco, di obbligato, di collettivizzante, mentre noi dovremmo considerare il vaccino un diritto personale, e per certi versi anche un privilegio.
Le cause di tale disattenzione, o disaffezione, vanno fatte risalire all’idea sbagliata che il virus abbia ormai perso la “licenza di uccidere” che deteneva nel 2020, quando invece il terzo grafico ci dice il contrario, e che ormai sia presente una certa immunità di gregge, quella stessa che si augurava lo sciagurato Boris Johnson nel Regno Unito, responsabile di decine di migliaia di vittime che magari si sarebbero potute salvare almeno in parte se fossero state prese le stesse misure di contenimento italiane.
Mettiamo pure che questo modo di pensare al Covid come a una banale influenza equivalga semplicemente a sottostimare un pericolo, non mi tranquillizza il fatto che potrebbero ammalarsi solamente coloro che hanno fatto quella scelta improvvida, e per più motivi.
Il primo e più semplice da capire è che a ogni passaggio da un individuo all’altro il virus muta leggermente per adattarsi al nuovo ospite, col risultato che dopo un numero sufficiente di generazioni (del virus, non delle nostre) quell’organismo sarà talmente mutato da non essere più intercettato dal vaccino, rendendo quindi vulnerabile anche me.
Il secondo motivo dovrebbe interessare sia le persone che sono vaccinate e sia quelle che si considerano “invulnerabili”, e ora vi spiego perché.
Mettiamo che, per ipotesi, il Coronavirus rialzi la testa in modo sensibile, e che una certa quantità di contagiati debba essere ricoverata in ospedale, con i soggetti più gravi in terapia intensiva, ciò potrebbe non avere conseguenze immediate per i vaccinati e per gli invulnerabili, a meno che… a meno che capiti loro un accidente qualsiasi, un blocco renale, un’ischemia, una commozione cerebrale, una crisi ipertensiva, eccetera. Ebbene, costoro potrebbero incontrare delle difficoltà nel farsi ricoverare e curare prontamente nelle strutture ingolfate da pazienti contagiati dal Covid.
Tutto ciò senza voler contare che un paziente ricoverato in ospedale perché affetto da patologia derivante da Coronavirus, a seconda della gravità dell’infezione costa alla sanità regionale dai 400€ (quattrocento) ai 2000€ (duemila) al giorno, più i medicinali rimborsabili prescritti dopo la dimissione. E io pago.

Questa mia intemerata ha però uno scopo preciso, quello di individuare il responsabile ultimo di questo comportamento sociale sprovveduto e assai poco lungimirante. Immagino che non sarà una grande sorpresa se punto il dito contro lo sgoverno di inetti che è salito al potere dopo le ultime elezioni politiche.
Ferme restando tutte le mie insopprimibili antipatie verso ogni personaggio fascista, neofascista e parafascista, quindi verso una larga fetta dei politici che razzolano da qualche tempo nelle istituzioni, peggio ancora mi fanno sentire tutti quei Barbariccia che a suon di scorregge capeggiano le mandrie di acefali che li hanno votati con stolido entusiasmo.
Fateci caso, un paio d’anni fa quei loschi figuri, chi brandendo un rosario, chi brandendo Google, chi brandendo una testata giornalistica, agitavano le piazze con deliranti dichiarazioni che negavano l’evidenza e istigavano alla disobbedienza incivile, affermando che il Covid, le mascherine, i vaccini e il Green Pass fossero parte di un complotto a livello planetario. Secondo quei personaggi obliqui, gli effetti della pandemia, ammesso che ne accettassero l’esistenza, non giustificavano limitazioni al business, il contenimento geografico dell’infezione, l’obbligo di vaccinazione e ogni atto inteso a rispettare la salute altrui oltre alla propria. Ne facevano una questione di libertà personale, e io non potrei essere più d’accordo, prendendomi la libertà personale di mandare a cagare tutti i negazionisti di professione, spacciatori di demenza tagliata male. Una bella fetta di quelle scorie tossiche dell’umanità ce le troviamo oggi al governo, e i risultati si vedono, purtroppo.
Mentre nella vicina Austria il governo mette in allarme i cittadini sulla recrudescenza del fenomeno pandemico, invitando tutti all’uso delle mascherine negli ospedali, nelle case di cura e sui trasporti pubblici, da noi sembra che parlare di Covid equivalga a discutere delle stazioni di posta per le carrozze a trazione animale, cose sorpassate, antiche, lontane e irripetibili.
Invece la realtà è ben diversa, ne ho avuto la prova solamente qualche giorno fa, andando in un ospedale per far visita a un amico lì ricoverato, ma che non ho potuto incontrare perché, giunto in corsia, due infermiere m’hanno avvertito che era stato appena riscontrato un caso di Covid. Dato che pure quel mio amico è poi risultato positivo, posso soltanto supporre che quell’ala sarà off-limits per parecchio tempo, sempre sperando che non ci siano conseguenze disastrose per i soggetti più deboli.
Quindi si potrebbe supporre che l’approvazione istituzionale di comportamenti negligenti sia semplicemente un atto di coerenza: stupidi prima delle elezioni e stupidi anche dopo. Invece la realtà è ben peggiore, in quanto siamo di fronte a una strategia dolosa, quella di nascondere l’inettitudine e la corruzione facendo pagare il conto col sangue dei poveri diavoli.
La pandemia aveva ampiamente dimostrato che il nostro sistema sanitario era assolutamente inadeguato, come strutture e come personale. L’assistenza di base sul territorio si poteva definire, a esser buoni, a macchia di leopardo, mentre sarei più propenso a immaginare delle piccole oasi nel deserto dell’incuria. Era ormai assodato che nella sanità pubblica mancavano posti letto, mancavano medici e infermieri, mancava un’organizzazione efficiente ed efficace, anche perché mancavano i soldi, e quei pochi che arrivavano venivano gestiti con insensatezza criminale. Erano stati lanciati proclami, distribuite medaglie, fatte promesse, ma, come si dice, “passata la festa, gabbato lo santo”.
I soldi sono stati spesi per produrre morte, altri invece sono stati pavidamente lasciati nelle strabocchevoli pance delle banche-vampiro e delle grandi aziende-sanguisuga, i personaggi poco edificanti stanno ancora al loro posto, oppure hanno fatto carriera pagando il ticket ai loro lenoni politici, e infine si spinge il cittadino comune a trovare persino logico, pratico e conveniente lasciare la sanità pubblica per affidarsi a quella privata, perché di tanti Tafazzi il potere ha bisogno per sopravvivere alle sue malevoli intenzioni, le quali si traducono sempre nel bene di pochi a svantaggio di molti.
Per questo motivo di Covid non si deve più parlare, anche se di Covid si muore ancora, poiché sono sempre carenti la prevenzione, la strategia territoriale, la medicina di base, e soprattutto l’informazione al cittadino, se escludiamo alcuni spot televisivi che bucano lo schermo meno delle quotazioni di Borsa. Nulla è stato fatto, e nulla si farà, garantito, perciò è inutile spingere per la prevenzione di una malattia che deve, mediaticamente parlando, sparire dall’orizzonte, dai discorsi, dalla consapevolezza, dal cervello (chi ce l’ha).
E se ancora non bastasse, vi ricordo che, come ho scritto sopra, il mio ruolo di Cassandra è stato troppo spesso validato dai fatti, e ciò non dovrebbe farvi stare tranquilli, anche perché contro un virus gli scongiuri e i talismani servono a ben poco.

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