Toscana 2024

È successo di nuovo.
Anche quest’anno mi sono fatto coraggio e ho mi sono infilato nell’automobile per percorrere la strada fino in Lucchesia. Già dovreste sapere che amo spostarmi in treno e in bus, ma purtroppo i trasporti pubblici in quella zona lasciano moltissimo a desiderare, com’è giusto che sia per una regione a vocazione turistica (o no?). Insomma, com’è e come non è, dopo un mezzo migliaio di chilometri siamo arrivati in quel di Benabbio. Quasi dimenticavo di precisare che nell’infinito elenco di cose che non mi garbano c’è pure l’autostrada, perciò ne uscii quanto prima per infilarmi nei tortuosi percorsi della valle dell’Alto Reno. Posso ben dire che s’è trattato di una sorta di allenamento, in quanto nella Val di Lima, la zona dove ci stavamo dirigendo, c’attendevano stradine altrettanto strette e serpeggianti, e per di più percorse da automobilisti che per certo tentavano di battere qualche record di velocità.
Comunque, asfalto a parte, abbiamo passato lì delle giornate stupende, in un antico borgo dove era assente il caos tipico delle località turistiche, e dal quale ci siamo mossi unicamente per andare in cerca di altre perle simili, tanto sorprendenti quanto nascostissime. Mi verrebbe da pensare che sia stato il desiderio di garantire il massimo relax per i residenti e visitatori a rendere assente anche internet e il segnale telefonico, per intercettare il quale bisognava partecipare a una specie di caccia al tesoro nelle stradine attorno alla piazza principale.
La ciliegina sulla torta, o se preferite il MacGuffin, di quest’escursione appenninica la devo al concorso letterario organizzato dall’associazione “Il Muro Magico“, una manifestazione durante la quale vengono premiate delle opere che hanno per soggetto, oggetto, ambiente, richiamo, ricordo, il treno e quanto lo circonda, racconti e poesie che dimostrano come un imponente mezzo meccanico possa diventare parte di un immaginario che va al di là della sua funzione.
Quest’anno ho partecipato con una breve poesia intitolata “MDVC (mattino presto)“. Per chi non sa di rotabili, quel titolo fa riferimento all’acronimo che sta per “Medie Distanze Vestiboli Centrali” ovvero quelle vecchie carrozze dei treni regionali.

MDVC – Foto di: Di Gianluca Detti

Mi stavo recando in treno da Trieste a Conegliano, e siccome era mattino presto la carrozza era affollata di pendolari e studenti, così quella sorta di gabbia ambulante con i finestrini m’ispirò alcune riflessioni, come sempre mai solari. Per inciso, il cobalto presente nella poesia fa riferimento al colore delle poltroncine, non all’elemento chimico.
Come ho specificato pocanzi, il concorso c’ha suggerito di approfittare dell’occasione per andare a scoprire degli angoli di Toscana ignoti ai più, e posso dire che Rossana ed io siamo stati ben accontentati. Inizierei da Lucchio, un borgo aggrappato alla roccia, dove le galline hanno un sacchetto sotto al culo affinché l’uovo non rotoli a valle, andando poi a Fabbriche di Vallico, col suo suggestivo ponte medievale della Dogana che univa il Ducato di Modena colla Repubblica di Lucca, e pure a Montefegatesi, posto a circa 850m di altitudine, nel quale si fanno vanto che il Sommo Poeta sia passato da quelle parti e che il vicino Orrido di Botri lo abbia ispirato per alcune delle sue terzine dell’Inferno, e dove per secoli il paese si divise in guelfi contro i ghibellini prima, e papisti contri massoni poi. Per ultimo ma non ultimo, mi va di citare Vico Pancellorum, e già il suo nome è tutto un programma. Si tratta del borgo più “originale” che abbiamo visto finora in Toscana, e se avete voglia di conoscere i motivi di questa mia definizione non avete che d’andare sul blog www.lastoffagiusta.it, dove abbiamo riportato la nostra sorprendente esperienza nell’articolo “L’arte che non t’aspetti“.
Per teminare questo breve resoconto non troverei di meglio che aggiungere una manciata di immagini, giusto un’idea di quanto diversa sia questa Toscana da quella che normalmente viene presentata, quelle cartoline coi cipressi e i casali sui colli tanto per intenderci.

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