Passi avanti

Stamane, dopo un mese di acquerugiola, foschia, pioggerellina, nebbia e piovaschi, finalmente è spuntato un po’ di sole. Così ho preso su due secchi e sono andato in cortile a lavare l’auto. Non si pensi che questa sia per me un’attività molto frequente, diciamo che solamente quando lo specchietto retrovisore interno mi rimanda, a qualsiasi ora del giorno, un’immagine caliginosa, allora trovo inderogabile un’operazione di pulizia generale.
Detto fatto, dopo una prima sciacquata per togliere la polvere l’ho lavata ben bene con del comune detersivo (shampoo per auto? Non ho mica una Rolls-Royce!), e quindi sono passato al risciacquo finale, sempre con spugna e secchio.
Quando finalmente l’automobile ha mostrato di nuovo il suo colore originale sono passato a pulire gli interni, (e poi perché si dice “gli interni”? L’automobile è una e ha un solo interno, c’ha mica le stanze, la cucina, il tinello, la camera da letto…). Ecco, ora urge una breve premessa.
Dovete sapere che della mia auto io faccio uno scarsissimo uso urbano, nel senso che con quella non mi va di andare in città (a dirla tutta non mi va andarci del tutto), e se devo fare un viaggio cerco di andarci col bus o in treno. Può capitare però che nella mia auto io carichi cassette di frutta e verdura, attrezzi agricoli manuali, indumenti da lavoro (puliti all’andata, ma sporchi al ritorno), e altri materiali che rilasciano briciole, bucce, frammenti, scaglie, di vario tenore di umidità, dal secco al fradicio.
Mentre ero impegnato a rimuovere per quanto possibile quel campionario di residui dei trasporti passati, mi è tornato in mente com’era facile pulire la mia prima automobile. Tappetini in gomma e sedili in similpelle, tutto insensibile all’umidità. Per buona misura avevo sostituito lo strato isolante di lana di vetro (o di roccia, ora non ricordo) con dell’ottimo neoprene. In buona sostanza potevo lavare l’auto all’interno con la pompa dell’acqua. C’erano anche dei difetti, nel senso che in estate, con quei sedili, se non avevi una paglietta sullo schienale rischiavi di morire di disidratazione, e bisognava sempre portarsi dietro una camicia leggera di ricambio.
E così, dalla gomma alla moquette, dalla similpelle al tessuto, m’è venuto di riflettere su come siano cambiate le automobili da allora, e su quanti passi avanti sono stati fatti, col risultato che però qualche passo è più un inciampo.
Un tempo non serviva possedere un’autofficina per fare la manutenzione ordinaria, si apriva il cofano e il motore stava lì, in bella vista, ignudo. Cambiare le candele, pulire lo spinterogeno o il carburatore (tutta roba preistorica), cambiare il filtro dell’aria, verificare la tensione delle cinghie, controllare olio e altri liquidi, cambiare la batteria, erano operazioni alla portata di chiunque non fosse drammaticamente impedito. Erano sufficienti qualche chiave, un paio di cacciaviti e pochi altri materiali che bene o male stavano tutti in una cassetta per gli attrezzi domestica. Pensate, era persino possibile regolare la fase e l’anticipo senza bisogno della pistola stroboscopica.
Oggi no, è tutto elettronico, tutto gestito da un computer. Il motore è coperto da maschere di plastica, tanto belle quanto ingombranti, al punto che si fa difficoltà a trovare l’astina del livello olio motore. Anche cambiare una batteria può rivelarsi un’impresa. In primo luogo bisogna trovarla, non sempre è dove te l’aspetti, e poi non è mica detto che puoi semplicemente staccarla e mettere su quella nuova, ci sono procedure e attrezzature speciali per farlo. Di certo già saprete che anche per sostituire una lampadina sono indispensabili delle mani che non sono previste nella biologia umana, oppure, nei casi peggiori, è necessario smontare mezza carrozzeria. Ora, ditemi voi se questi sono degli entusiasmanti passi avanti.
Per amor di verità va detto che i motori di oggi consumano molto meno, e soprattutto i costruttori hanno investito molto sulla sicurezza (le vittime in Italia sono più che dimezzate da quando ho iniziato a guidare), andrebbe aggiunto però che in quest’ultimo caso hanno avuto il loro peso anche una certa presa di coscienza sulla pericolosità di mettersi al volante sotto l’effetto di alcolici o stupefacenti, nonché l’inasprimento delle sanzioni nei confronti degli eventuali irresponsabili (purtroppo la madre dei cretini è sempre incinta).
Avanti allora, con i passi intendo.
Come non entusiasmarsi di fronte alla possibilità di avere gli specchietti retrovisori esterni che rientrano da soli quando si spegne l’automobile? Appare incalcolabile il vantaggio di quante slogature del polso sono state evitate. Dato che oggi una patente di guida non si nega a nessuno, nemmeno agli ultraottuagenari non proprio brillanti, anche se quelli soffrissero di una punta di alzheimer non c’è pericolo che si dimentichino di ripiegare verso l’interno gli specchietti.
E chi mai potrebbe rinunciare oggi al piacere sensuale di un sedile riscaldato? Voi non potete avere cognizione di quanta sofferenza ci sia in un paio di chiappe ghiacciate solo per qualche minuto, una vera tortura, e poi in inverno fa chic guidare un automobile in maniche di camicia.
Anche per entrare in auto bisogna essere moderni. Già le chiavi avevano un che di medievale, e così è arrivata l’apertura col telecomando. Però con tutto quello premere di pulsanti si rischiava la rizoratrosi, perciò ecco arrivare la tecnologia RFID. Basta avvicinarsi all’automobile con il proprio transponder in tasca e quella si apre da sé. Nemmeno ne “Le mille e una notte” avrebbero potuto immaginare un simile sortilegio, e pazienza se il segnale ha una portata di una decina di metri e può essere intercettato e decodificato, il progresso non deve trovare ostacoli.
Ora vi chiedo di fare un sforzo di fantasia. Immaginate di guidare un’automobile, la vostra o un’altra è uguale, e mentre state viaggiando sul nastro d’asfalto notate qualcosa sul parabrezza, qualcosa di piccolo che prima non c’era. Osservandolo meglio, senza distogliere troppo l’attenzione dalla guida, lo identificate come una goccia d’acqua. Dopo un po’ eccone un’altra, e un’altra ancora, e poi uno sciame completo che vi rende difficoltosa la visuale. Panico, che fare? Rallentare? Fermarsi? Continuare con la testa fuori dal finestrino? Ma no, voi avete l’accensione automatica dei tergicristalli! Chissà come faranno quelli che ne sono sprovvisti…
In un prossimo futuro prevedo che per ottenere la patente di guida, oltre i corsi di teoria e pratica, con relative verifiche abilitative, sarà necessario seguire un corso di lingua italiana e dizione, con esame finale in presenza di un rappresentante dell’Accademia della Crusca. Solamente così si potranno comandare le autovetture dotate di comando vocale, altrimenti sussisterebbe l’eventualità che il viaggiatore venga male interpretato. Le conseguenze potrebbero essere semplicemente sgradevoli, come l’apertura di tutti i finestrini durante un violento acquazzone o il mantenimento costante della temperatura interna a 40°C in piena estate, fino a quelle più pericolose, per esempio con l’arresto totale del veicolo nella corsia centrale di un’autostrada affollata di autotreni. Se poi le autovetture, tanto per spezzare la noia del viaggio, si metteranno a chiacchierare di loro iniziativa saranno tempi duri per le persone taciturne, e non oso nemmeno pensare quando entreranno in modalità “suocera”, con avvisi isterici in caso di un remotissimo pericolo e velenose rampogne al minimo errore del conducente.
Vedete che luminoso futuro ci attende?
A noi, inarrestabili, che potevamo mettere in moto un’automobile a spinta o con una manovella, a noi, artisti del deflettore, che lo facevamo diventare disappannante oppure aria condizionata, a noi, imperturbabili, che con una ruota forata non andavamo mai nel panico, a noi, grandi spruzzatori di CRC, che sapevamo subito dove mettere le mani quando si bagnava lo spinterogeno, a noi, indovini, che non avevamo cento avvisi sul cruscotto ma solamente delle incerte lucciole e dovevamo fidarci del nostro orecchio, a noi, curiosi, che la nostra automobile la conoscevamo bene, pregi e difetti, soprattutto questi ultimi, di fuori e di dentro, a noi, speranzosi, che col solo piede cercavamo di essere ASR, ABS e ESP, a noi, manutentori, che non cambiavamo mai e riparavamo sempre, a noi questo futuro può anche attenderci, ma non pensi che noi stiamo attendendo lui.

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