Eccome se c’è l’olio, anzi c’è un cultivar che ha proprietà insuperabili e che frutta solamente qui, la Bianchera/Belica (pr. beliza).
L’olivo è stato portato in queste terre dai fenici e dai greci, poi i romani ne hanno duffuso la coltivazione lungo tutta la costa dalmata. Proprio in questi paraggi sono state rinvenute parti di un’antica macina da frantoio di età romana. Strabone narra di un fiorente commercio d’olio da Aquileia verso le pianure danubiane. Ebbene, si trattava di olio proveniente da Tergeste e dall’Histria.
I legati di Carlo Magno riportano l’abbondante presenza di oliveti in Istria, e nei secoli successivi l’olio divenne fonte di reddito non solo per i produttori, ma anche per i gabellieri che si alternarono in questo francobollo di terra (decime, dazi, imposte, ecc.) da Federico III d’Asburgo fino alla Venezia del XVIII secolo, cosicché si sviluppò un’ininterrotta attività contrabbandiera tra la costa e l’entroterra (oltre al contrabbando di sale, la cui strada passa proprio davanti a casa mia).
Purtroppo a causa del clima rigido la Bianchera subì parecchie decimazioni nel corso dei secoli, e quelle del 1929-1930 furono micidiali.
Oggi, per aumentare l’impollinazione della Bianchera e della Carbona (e quindi la produttività), sono stati aggiunti cultivar non autoctoni, come il Pendolino e il Leccino, ma al momento della raccolta avviene la selezione delle olive in modo da ottenere una Bianchera “pura”.
La Bianchera è abbastanza delicata, sensibile alla mosca e alla tignola, però non ha problemi con la salsedine. Infatti in Istria ho visto piante rigogliose a ridosso della riva. Non produce tantissimo (resa olearia dal 15% al 20%), però ha un contenuto di polifenoli stratosferico, da 300mg/kg a 450mg/kg, mediamente il triplo degli extravergini italiani, e per questo motivo definire “piccante” la Bianchera è perlomeno riduttivo, in quanto si tratta di fuoco vero nella gola.
A me l’olio piace amaro come il fiele, e me lo procaccio da un piccolo produttore istriano che raccoglie le olive (rigorosamente a mano) un po’ prima della maturazione completa. Con quello poi uso condire i carciofi istriani, piccoli e amarissimi, roba per uomini duri. 😀
Ahoj
Grazie della splendida lezione, mi rendo conto che sono un pozzo di ignoranza! Questi carciofi (la mia verdura preferita) per uomini duri mi attirano molto 😉
%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:
Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.OkNoPrivacy policy
Non sapevo ci fosse anche l’olio. Per il resto, bellissimi panorami
Eccome se c’è l’olio, anzi c’è un cultivar che ha proprietà insuperabili e che frutta solamente qui, la Bianchera/Belica (pr. beliza).
L’olivo è stato portato in queste terre dai fenici e dai greci, poi i romani ne hanno duffuso la coltivazione lungo tutta la costa dalmata. Proprio in questi paraggi sono state rinvenute parti di un’antica macina da frantoio di età romana. Strabone narra di un fiorente commercio d’olio da Aquileia verso le pianure danubiane. Ebbene, si trattava di olio proveniente da Tergeste e dall’Histria.
I legati di Carlo Magno riportano l’abbondante presenza di oliveti in Istria, e nei secoli successivi l’olio divenne fonte di reddito non solo per i produttori, ma anche per i gabellieri che si alternarono in questo francobollo di terra (decime, dazi, imposte, ecc.) da Federico III d’Asburgo fino alla Venezia del XVIII secolo, cosicché si sviluppò un’ininterrotta attività contrabbandiera tra la costa e l’entroterra (oltre al contrabbando di sale, la cui strada passa proprio davanti a casa mia).
Purtroppo a causa del clima rigido la Bianchera subì parecchie decimazioni nel corso dei secoli, e quelle del 1929-1930 furono micidiali.
Oggi, per aumentare l’impollinazione della Bianchera e della Carbona (e quindi la produttività), sono stati aggiunti cultivar non autoctoni, come il Pendolino e il Leccino, ma al momento della raccolta avviene la selezione delle olive in modo da ottenere una Bianchera “pura”.
La Bianchera è abbastanza delicata, sensibile alla mosca e alla tignola, però non ha problemi con la salsedine. Infatti in Istria ho visto piante rigogliose a ridosso della riva. Non produce tantissimo (resa olearia dal 15% al 20%), però ha un contenuto di polifenoli stratosferico, da 300mg/kg a 450mg/kg, mediamente il triplo degli extravergini italiani, e per questo motivo definire “piccante” la Bianchera è perlomeno riduttivo, in quanto si tratta di fuoco vero nella gola.
A me l’olio piace amaro come il fiele, e me lo procaccio da un piccolo produttore istriano che raccoglie le olive (rigorosamente a mano) un po’ prima della maturazione completa. Con quello poi uso condire i carciofi istriani, piccoli e amarissimi, roba per uomini duri. 😀
Ahoj
Grazie della splendida lezione, mi rendo conto che sono un pozzo di ignoranza! Questi carciofi (la mia verdura preferita) per uomini duri mi attirano molto 😉
Esagerata! Non penso proprio che tu sia un pozzo di ignoranza, tutt’altro, e il tuo blog sta lì a dimostrarlo.
Diciamo che certe peculiarità gastronomiche (ma anche storiche e culturali) di questo francobollo di terra sono ignote ai più, perché non godono di una tradizione immediatamente riconoscibile, sfuggono a etichette e valutazioni di comodo.
Del resto anch’io sarei un emerito ignorante poiché, se escludiamo le olive taggiasche e il brand de cujun, della Liguria so ben poco.
Qui qualcosa sui carciofi della mia zona.
https://lavoce.hr/attualita/strugnano-la-sagra-del-carciofo-corre-sul-web
https://www.youtube.com/watch?v=j64PvnCPkDg
https://www.paesidelgusto.it/festa-dei-carciofi-di-strugnano-celebrando-il-carciofo-istriano/
Ahoj
🙂
Gentilissimo 😀 Ho capito solo ardiciocche, che è esattamente la parola che definisce i carciofi nel dialetto ligure. Bella questa somiglianza