A volte ritornano

Eccomi qua, sono tornato. Come dite, vi sono mancato? No, eh? Lo sapevo…
Forse qualcuno dei quattro gatti che ogni tanto passano da queste parti sperava che mi fossi definitamente deciso a smetterla col blog, perché di inquinamento elettronico ce n’è già abbastanza, e anche di quello letterario non se ne sente troppo la necessità.
Debbo deludervi.
Il fatto è che la redazione di un post mi ha tenuto impegnato altrove per un paio di settimane almeno.  Sto parlando del blog www.lastoffagiusta.it, una sorta di e-zine dedicata al patchwork e all’arte tessile. Si dà il caso che colei che da decenni sopporta pazientemente la mia bizzosa compagnia sia un’abile quilter, e che io l’accompagni quando si tratta di andare a visitare qualche mostra in Italia o in Europa.
Il mio ruolo è specificato bene nel postApocalisse (o dell’uomo invisibile)“, un testo che vuole essere allo stesso tempo rivelatorio e vagamente ironico.
Comunque sia, da queste spedizioni artistiche torniamo sempre con svariate centinaia di fotografie e una valanga di impressioni da non perdere per strada.
Giunti a casa inizia il vero lavoro, ovvero è necessario caricare tutte le foto nel computer (facile), poi è necessario sviluppare quelle che sono riuscite bene. Mi fermo un momento perché ho avvertito qualche contestazione. Lo so, lo so, era la pellicola che un tempo veniva sviluppata, mentre col digitale questo termine non avrebbe senso, però non saprei in che altro modo esprimermi (e non lo sa neppure chi realizza i software di editazione grafica).
Mi spiego.
Le foto che scatto vengono memorizzate in formato RAW (crudo), nel senso che si tratta di quanto ha registrato il sensore della fotocamera. Poi si tratta di “sviluppare” quel file in un formato leggibile, che può essere un JPG, un TIF, un BMP, dipende dalle preferenze dell’operatore. Durante questa operazione vengono regolati il punto di bianco, la luminosità, il contrasto, le dominanti cromatiche, e tutti gli altri aspetti della fotografia sui quali si interveniva una volta nel passaggio tra la pellicola e la carta. Niente a che vedere comunque col fotoritocco che va tanto di moda, la foto non viene mai snaturata, anzi al contrario si cerca sempre di riportare l’immagine allo stato nel quale l’ha vista l’occhio (o l’ha interpretata la mente). Dopo ciò, si interviene su ogni immagine per rimuovere tutto quanto sta attorno al soggetto, in modo che appaia solo l’opera su fondo bianco, e finché si tratta di un lavoro rettangolare ci si mette solo qualche minuto, ma quando si deve intervenire su lavori con bordi irregolari o forme strane è tutta un’altra musica.   
Fate questo lavoro per un centinaio o più di foto, una per una, poi ne parliamo e, attenzione, le foto non vanno salvate col semplice codice dato dalla macchina fotografica, vanno bensì rinominate col nome dell’artista, col titolo dell’opera e talvolta anche con le dimensioni.


Poi si tratta di fare una selezione tra quelle sviluppate, per scegliere le migliori o le più rappresentative, in pratica rivederle di nuovo tutte per confrontarle, e infine caricarle su Flikr.
Fatto questo inizia un periodo di riflessione.
Ci si pone a vicenda delle domande. Cosa abbiamo visto? Cosa ci ha colpito in positivo? Cosa in negativo? Che dire di quest’opera o di quell’altra? Cosa bisogna evidenziare? E così via. Si tratta di un’operazione abbastanza complessa che impegna la memoria e le capacità speculative, oltre a una generosa dose di empatia per condividere le impressioni e interpretare al meglio i giudizi conseguenti (non sempre benevoli).
Alla fine ne risulta una sorta di canovaccio orale che il sottoscritto si impegna trascrivere in un italiano leggibile, con testi di commento alle immagini selezionate per il blog, e qualora fossero utili non mancano dei riferimenti storici o filologici.
Ciliegina sulla torta, potrebbe capitare che venga la voglia di montare anche un filmato, giusto pochi minuti di girato (anche qui il temine sarebbe anacronistico) per offrire un piccolo divertissement ha chi ha avuto la pazienza di arrivare in fondo all’articolo.
Il tutto però si scontra con i nostri limiti, culturali in primis (nessuno di noi due ha mai studiato storia dell’arte), tecnici, in quanto le attrezzature di cui disponiamo sono assolutamente amatoriali (e pure comprate usate su eBay), e informatici, nel senso che il PC è quello che è, in più la connessione internet fa piangere. Ormai, a causa della locale lentezza di upload, non riusciamo a caricare nel blog un’immagine più grande di quattro, quattro e mezzo megabyte, dopodiché il server Aruba va in timeout, e sono state necessarie ben tre ore per caricare su YouTube un filmato di meno di sei minuti.


La domanda allora doverebbe sorgervi spontanea: e chi ve lo fa fare?
Già, è difficile da spiegare, e per chi non è appassionato di arte tessile forse anche difficile da capire. Se date un’occhiata a quel blog potrete notare che sono presenti dei reportage, dalla Spagna, dall’Inghilterra, dalla Francia, dall’Austria, dalla Boemia, dalla Slovenia, oltre che dall’Italia ovviamente, perché non è detto che tutti abbiano tempo, possibilità e forze a sufficienza per affrontare dei viaggi fin lì, e il blog di Rossana serve per regalare qualche immagine curata e qualche impressione “sul campo” a chi per motivi vari “vorrebbe ma non può”. Quando lei ha iniziato a trafficare con le stoffe le avrebbe fatto molto comodo dare un’occhiata a un sito del genere, per curiosare, per confrontare, e per imparare, ma non ce n’erano (e non c’era neppure internet). Doveva arrangiarsi con delle riviste, rigorosamente in inglese, e io a forza di tradurle per lei ho imparato quel tanto che basta per spacciarmi da esperto del settore.
Il blog è nato in occasione della sua prima mostra personale, nel 2010, e si può dire che quel primo post è ancora oggi è uno dei pochi nel quale lei parla dei suoi lavori, i restanti sono tutti una testimonianza della sua passione per il patchwork e della sua impellenza nel voler dimostrare che non si tratta di un hobby femminile, bensì, se ci si mette d’impegno, una forma di espressione artistica.

Link all’articolo di Lastoffagiusta: Val d’Argent 2021

Buon divertimento 🙂

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