Andate a cagare

Sì, confesso, anch’io guardo la TV.
Però, e c’è un però, sono di gusti relativamente difficili (o perlomeno peculiari), perciò mal sopporto la melassa che straborda dallo schermo a ogni ora del giorno, e cerco di spendere il tempo che passo davanti alla televisione in compagnia di una programmazione selezionata.
Mi spiego meglio.
A causa della personale intolleranza verso i contenitori di pubblicità mascherata da intrattenimento, e stomacato dal profluvio di partite di calcio, concorsi a premi, canzonette sceme e divette sculettanti, evito come la peste i canali generalisti, anche in considerazione del fatto che anche l’informazione che passa tra uno spot e l’altro è fasulla oppure addomesticata.
Tutto ciò ha comportato il mio distacco dai soliti canali in chiaro per approdare sulla piattaforma SKY, sulla quale posso finalmente godermi un film in santa pace senza che qualcuno mi proponga a ogni piè sospinto un lassativo, un ovetto, un caffè, un pannolino, un’automobile, una ONLUS, un surgelato, un detersivo, un orologio, un antiacido, eccetera.
Da non trascurare è la presenza di serie televisive che in genere non sono visibili altrove, come per esempio i surreali corti di Maccio Capatonda, o il curatissimo “Un gentiluomo a Mosca”.
A dire il vero, talvolta mi capita di guardare un po’ di sport, ovviamente non quel teatrino di ragazzini viziati che prendono a calci un pallone, e nemmeno le altisonanti competizioni che ogni quattro anni sconvolgono la vita di una città e riempiono le tasche dei soliti noti, bensì il gagliardo rugby, e, in estate, il ciclismo.
A questo punto è necessario un distinguo.
Del rugby ho qualche cognizione, ovviamente non da praticante, il che mi consente di seguire le partite e di valutare i dettagli tecnici e atletici, e ovviamente di apprezzarne lo spirito sportivo che altrove è stato fagocitato dal business.
Però del ciclismo non ne capisco un accidente, nel senso che non l’ho mai seguito, né in televisione e né dal vivo. Mi capitò solo una volta di assistere a una gara ciclistica, e correvano ancora Motta e Gimondi, mentre altre gare si svolgevano su percorsi tracciati col gessetto sull’asfalto, da campioni fissati con la plastilina sui tappi di birra. In seguito, tutte le storie di doping contribuirono non poco a tenermi distante da quello sport, e solamente da qualche anno ho ripreso a seguirlo, d’estate.
Perché ora, e perché d’estate?
Perché a luglio parte il Tour de France.
Vi dirò, a me interessa poco chi vince e chi perde, non sono tifoso di questo o di quello, posso apprezzare qualche particolare gesto sportivo, una fuga temeraria, una duello in salita, una spericolata discesa, il sacrificio dei gregari, un’invenzione, ma la storia finisce lì.
Però ci sono altri due fattori che mi rendono irrinunciabile la visione del Tour de France.
Il primo è dato dall’abilità di chi cura la trasmissione delle immagini, siano esse dei ciclisti e siano quelle delle località che attraversano. Mi è capitato di seguire anche il Giro d’Italia e la Vuelta, e non c’è paragone. Per ogni chateau, ogni villaggio caratteristico, ogni monumento, ogni fenomeno naturale, ogni picco, ogni dettaglio interessante, trovano il modo di presentarlo al meglio, magari solamente per farlo scoprire, o riscoprire, dagli spettatori.
Il secondo fattore, quello determinante, è dato da chi commenta la competizione.
Non so se a voi sia capitato di seguire una gara, una partita, un torneo in televisione, ma in genere si tratta di una cronaca zeppa di informazioni e dettagli attinenti a quella specifica disciplina, tutto molto coerente e preciso, ma privo di appeal per chi non è un “patito” di ciò che sta guardando.
Su SKY invece si incontrano due personaggi che definire “opposti” è dire poco, Luca Gregorio, giornalista e scrittore milanese, in coppia con riccardo Magrini, ex ciclista professionista, un toscanaccio che non le manda a dire, più una vittima sacrificale, Moreno Moser o Wladimir Belli, che a turno viene presa in giro da entrambi.
Quella miscela dà origine a una telecronaca che, pur parlando di ciclismo, deborda piacevolmente sulla sua pittoresca cornice, toccando argomenti che con catene e pedivelle hanno poco a che fare, oppure svelano altarini che il mainstream informativo non ritiene interessanti o remunerativi.
Il tutto è condito dalla sapida toscanità di Magrini (per tutti “Il Magro), che ha imposto nel dizionario degli appassionati di ciclismo espressioni come “fagianata”, “miciola”, “Veglione del Tritello”, “bada la gente”, “Ciccino d’Avane”, “sì ma ‘un ti credee”, eccetera, espressioni che si possono addirittura rivedere lungo il percorso della tappa e che risultano comprensibili anche a chi toscano non è.
Ebbene, qualche giorno fa è giunta la notizia che Discovery+/Eurosport divorzia da SKY, ragion per cui il Tour de France non sarebbe più stato visibile sul satellite.
E sta bene, la vedrò sulla app di Discovery+, così almeno fu il mio primo pensiero, dato che mi ero già registrato con loro. Un vero peccato che il primo luglio quella app sia stata cancellata da SKY anche dall’elenco di quelle visibili a pagamento via web. Insomma, era guerra aperta.
Cercando sul sito di Discovery+ trovai le istruzioni per caricare la app, però si riferivano a una situazione non più attuale ed erano perfettamente inutili.
Che fare?
Dato che ho un televisore LG che, in teoria, dovrebbe essere “smart”, iniziai a cercare la maniera di trovare la app Discovery+ direttamente su quello, e lì c’è stato il primo intoppo. Fino al giorno prima potevo vedere il canali web tramite il decoder SKY collegato in Wi-Fi col modem, perciò mai c’era stata la necessità di far dialogare direttamente anche il televisore col modem.
Fase uno – Collegamento Wi-Fi del televisore.
È stato necessario aprire la, poco accessibile, pagina dei settaggi e cercare il mio modem. Una volta trovatolo, era indispensabile, com’è giusto, verificarne la proprietà con l’inserimento della password. Un vero peccato che il software LG non disponga della funzione WPS, ovvero quella che consente di collegarsi momentaneamente col modem, a sua volta attivata anche su quello la funzione WPS per la sincronizzazione automatica della password, come succede per gli smartphone, le stampanti, gli scanner, e altri ammennicoli simili.
Così fui obbligato a digitare una per una, mediante il telecomando e una scomodisssima tastiera a monitor, tutti i ventiquattro caratteri della password, ovviamente sbagliandone uno durante il primo e il secondo tentativo, e collegando il modem con successo al terzo.
Bene, missione compiuta? Nemmeno per sogno.
Fase due – Registrazione LG.
Sulla videata del televisore apparve una ventina di app diverse, però mancava, manco a dirlo, quella di Discovery+. Poco male, pensai, ora la cerco e la carico, come faccio abitualmente sul tablet o su uno smartphone.

Alt, baldo giovane, vuoi scaricare una nuova app? Allora devi prima essere registrato sul sito LG!
Uff…
Per quella procedura era disponibile una app LG, che però non avrebbe funzionato sul mio tablet (perché?), e, in alternativa si sarebbe potuto provvedere via web. Scelsi questa seconda soluzione, anche perché le schermate di registrazione su uno smartphone sono sempre difficili da leggere, e inoltre gli eventuali passaggi in contemporanea con altre applicazioni possono risultare complicati.
Sul televisore apparve un codice numerico che dovevo riportare sulla pagina web di registrazione, e così feci, aggiungendo quanto richiesto dal sito (indirizzo email, password, dati anagrafici, consensi). Un vero peccato che, al momento della conferma, la pagina andasse in errore.
Riprovai più volte, cambiando browser e sistema operativo, sempre senza successo.
Badate bene che vanto un’esperienza trentennale su internet, quindi sono abbastanza certo di sapere come ci si registra su un sito.
Probabilmente la pagina presentava un bug, e l’unico modo per superarlo fu quello di attivare la registrazione mediante un account Google, e immagino che il 99% degli utenti abbia agito così per risolvere il problema. Il fatto che io non possieda un account Google (se lo conosci lo eviti) fu una complicazione ulteriore.
Poteva bastare? Ma quando mai…
Fase tre – Scaricamento app.
Immagino che a più di qualcuno di voi sia già capitato di scaricare una app sullo smartphone o sul tablet, e nella maggior parte dei casi la faccenda si risolve in meno di un minuto. Però il software LG non dispone di una funzione “store” che visualizza direttamente le app disponibili in rete, fu necessario passare dalle impostazioni, e da quella cercare, sempre attraverso una scomodissima tastiera a monitor, la stringa Discovery+. Apparve tutta una serie di prodotti video che contenevano la voce “discovery”, e solamente insistendo nello scorrimento verticale apparve l’icona della app di Discovery+ disponibile per lo scaricamento, che avvenne abbastanza rapidamente, almeno visto le esperienze pregresse.

La situazione ora è questa: ho necessità di usare due telecomandi diversi, incompatibili tra loro, dotate di configurazioni diverse che, ovviamente, confondono l’utente, e ogni volta devo uscire da Sky per andare sulla webTV e viceversa, sperando di non fare casino con quei pulsantini per dita lillipuziane.
Va fatta qualche altra considerazione. La prima è che, una volta terminato il Tour de France, smetterò di pagare l’abbonamento mensile a Discovery+ per gli eventi sportivi, riservandomi di riattivarlo per l’edizione del 2026 della Grande Boucle.
La seconda è che ho speso quasi due ore per riuscire a caricare Discovery+ sul televisore. Ora, se io che possiedo discrete competenze di programmazione informatica, con un’esperienza su internet superiore alla media, avendo a disposizione strumenti diversi, e con una predisposizione a voler risolvere a tutti i costi un problema, ho incontrato tutte queste difficoltà, come pensate che si comporterà un utente meno attrezzato tecnologicamente? Probabilmente lascerà perdere ed abbandonerà Discovery+.
Da non sottovalutare anche la situazione di copertura internet. I dati di copertura del 5G sono fasulli, e si riferiscono a zone densamente popolate. Ci sono molte zone, come la mia per esempio, che non dispongono di 5G o di fibra ottica, e dove la ricezione dei programmi via web potrebbe risultare difficile. Badate che non è come un tempo, con l’analogico, quando un segnale scadente comportava la formazione di qualche disturbo sullo schermo (neve, scorrimento occasionale, ecc.), oggi, col digitale, se il segnale non è buono s’interrompe del tutto.
Quindi, cari gestori di Discovery+, vi resteranno solamente gli utenti più aggiornati sulle tecnologie digitali, quelli che hanno un consulente informatico a disposizione, e i futuri ipovedenti che guardano la TV sullo smartphone.
Sapete già dove potete andare…

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