La destra non sa quel che fa la destra

Stavo scorrendo le notizie del giorno quando m’è caduto l’occhio su due titoli presenti sul quotidiano locale, bene in evidenza in prima pagina. Eccoli.
A) Il nuovo Piano del mare, Meloni: «Trieste capitale marittima d’Italia».
B) Pichetto Fratin rilancia l’opzione rigassificatore nel golfo di Trieste.
Fermo restando che non si dovrebbe dare eccessivo credito a quella testata (più nota in loco come “il bugiardello”), leggendo i relativi articoli se ne potrebbe dedurre che l’azione di governo sia quanto mai omogenea e coesa.
A quanto mi risulta Giorgia Meloni (FdI) è a capo del governo, mentre Gilberto Pichetto Fratin (PdL) è ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica nello stesso governo, partiti diversi ma alleati, e quindi pare cosa logica che i loro sforzi siano rivolti in una direzione concorde.
Purtroppo le due notizie mi danno palese conferma dell’assoluta incompetenza di chi è al governo e di come ogni forza politica che lo compone abbia una sua idea, peraltro balzana, di come intende condurre il paese (al disastro) senza peritarsi di condividerla con gli alleati.
Tralascio di insistere troppo sui gravi casi di “annuncite” nei quali ricadono ripetutamente questi sedicenti governanti. Il primo titolo infatti ricalca con enfasi i toni con i quali si prometteva di spezzare le reni ai greci, oppure quelli patriottardi di una nazione che dopo la prima guerra mondiale si preoccupava con zelo di spolpare la città, economicamente, socialmente e culturalmente. Dietro a quel titolo non c’è nulla se non la brama di mettere il cappello sui brillanti successi che l’amministrazione portuale, ben distante da quella politica, ha già ottenuto. Casomai sarebbe stato utile operare una valutazione obiettiva dello stato di efficienza e di utilizzo delle infrastrutture che collegano il porto all’entroterra, con scali semivuoti, con linee che dopo soli vent’anni dalla posa già necessitano di pesanti rifacimenti, con procedure non integrate col resto d’Europa e così via.
Comunque, pur nella vaghezza delle parole di Giorgia Meloni, diamo per buone almeno le intenzioni, le quali però cozzano con gli intendimenti espressi da Gilberto Pichetto Fratin, e lo fanno con tale fragore da rendere evidente l’assoluta incompetenza in merito (e forse anche in generale).
Ogni qual volta viene ipotizzata la costruzione di un rigassificatore è automatica una levata di scudi da parte della popolazione della zona, supportata da associazioni varie e occasionalmente anche dagli amministratori locali.
Già nel 2016 venne cassata l’idea di un rigassificatore nel Golfo di Trieste, a seguito della contrarietà quasi unanime di tutti gli enti pubblici e privati, proteste alle quali aderirono anche le località costiere dell’Istria slovena, Koper/Capodistria in testa, e a tal riguardo consentitemi qui di ripresentare la mia (ininfluente) opinione in merito.
In linea di principio non sarei stato contrario alla presenza di un rigassificatore. La possibilità di un catastrofico incidente (chi non ha paura di una fuga di gas?) sono remote, in quanto per la combustione o un’esplosione del gas liquefatto è necessario che venga rispettato il rapporto stechiometrico tra combustibile e comburente, in ottimali condizioni di pressione e temperatura. Per dirla in parole povere, una raffineria è mille volte più pericolosa di un rigassificatore.
C’è poi da considerare l’impatto ambientale, quello generato dalle navi gasiere, quello provocato da accidentali fughe di gas, quello causato dalla costruzione di un adeguato gasdotto, e quello derivante dai prodotti chimici utilizzati per la manutenzione degli scambiatori.
Vorrei qui farvi riflettere sul fatto che le frivole navi da crociera, quella specie di pollai galleggianti, inquinano come e più delle navi gasiere, e solo di emissioni dal fumaiolo superano (in peggio) di oltre quattro volte quelle di tutte le automobili circolanti in Europa. Se poi c’aggiungiamo l’immondizia, le deiezioni e pure l’inquinamento elettromagnetico causato dai radar (attivi anche quando sono ormeggiate) sarebbe il caso di osservarle con un occhio diverso, non dico schifato ma quasi.
Aggiornamento – Notizia del 9/10/23 – Picchi di particolato fino a dieci volte più alti rispetto a dove l’aria può considerarsi pulita, valori di “black carbon” oltre dieci volte quelli nelle aree non esposte agli inquinanti, punte di biossido di azoto che raggiungono livelli superiori di quattro volte rispetto ai limiti di salvaguardia per la salute umana stabiliti dall’OMS. Tutto ciò in prossimità delle navi da crociera approdate a Trieste. È quanto emerge dal monitoraggio compiuto da Cittadini per l’Aria in collaborazione con le realtà ambientaliste locali e grazie al supporto tecnico del ricercatore Axel Friedrich, tra i massimi esperti nel settore e che, in Germania, ha contribuito con il suo istituto a portare alla luce il Dieselgate.

A dire il vero, il rigassificatore comporterebbe un altro effetto sull’ambiente, ma in senso positivo, nel senso che l’acqua di mare in uscita dall’impianto è più fredda di quella in origine, e ciò contrasterebbe il costante aumento della temperatura del nostro golfo, riportandola a valori accettabili, con effetti benefici per la fauna ittica.
Quella che era clamorosamente errata era la posizione prevista per il rigassificatore, ovvero nella zona di Zaule, in uno specchio di mare incassato nell’entroterra e poco interessato dalle correnti. Essendo io abbastanza pratico di attrezzature di scambio termico, m’è subito saltata all’occhio l’eventualità che, stanti il basso ricambio delle acque costiere e l’esposizione delle stesse al vento di Bora (notoriamente gelido), il mare talvolta non possa offrire sufficienti calorie per attivare un processo efficiente di rigassificazione, con quel che ne consegue (blocco dell’impianto, coda di navi gasiere in rada, arresto della fornitura).
E qui Meloni e Pichetto Fratin dovrebbero sentir trillare un campanello d’allarme, ma loro, sordi a tutto ciò che non sia la loro voce, stolidamente non se ne curano.
Si dà il caso che l’entrata in porto, il transito o la sosta in rada, come pure le operazioni d’attracco di una nave gasiera, siano sottoposte a particolari procedure per garantire la sicurezza delle operazioni, e tali procedure prevedono specifiche zone di interdizione al traffico navale, limitazioni che interferiscono con la navigazione delle altre navi in arrivo e in partenza, e di conseguenza con lo scarico e il carico delle relative merci, situazione tanto più imbarazzante in caso di evento climatico sfavorevole (freddo e Bora) in grado di bloccare l’impianto e creare così un ingorgo di navi gasiere nel Golfo di Trieste. In buona sostanza, la nave gasiera è un po’ come un’ambulanza a sirene spiegate, quando passa lei tutti gli altri veicoli si devono arrestare, ma se dopo quella ne arriva un’altra, e poi un’altra ancora, allora la faccenda si complica.
Più semplice, molto più semplice annunciare urbi et orbi un evento provvidenziale, risolutivo, irrevocabile, frutto di apparente decisionismo e di profonda ignoranza, quella sul tema in sé e quella sui programmi, altrettanto chimerici, dell’alleato di governo.
Vero è che lo sviluppo economico del porto e della città, come pure quello del reperimento delle fonti di energia sono problemi complessi, però è altrettanto vero che ogni problema complesso ha una soluzione semplice: è quella sbagliata.

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