In carrozza! – 2

Ecco la seconda puntata dedicata al treno.
Si tratta di una breve serie di pensieri, allegri come sempre, che sono venuti a galla proprio durante un viaggio in treno.

Era sera tardi e stavo tornando a casa da Verona, un po’ stanco e nemmeno tanto in forma. Buio fuori e luce pessima dentro, perciò non c’era molto da vedere fuori e faticavo a leggere dentro. Ogni tanto delle terricole Perseidi artificiali rompevano il buio oltre il cristallo del finestrino. Quelle effimere presenze mi ricordarono quanto simile all’apparizione di una cometa fosse la mia presenza, lì su quel treno come qui su questo mondo, e sorse il dubbio se la mia vita rappresentasse davvero un’esistenza e l’esistente, oppure se era la vita stessa che incessantemente mi stava spingendo a esistere.
Essendo una cosa mia non potevo che tentare di dare forma scritta a quei pensieri nella mia lingua, l’istro-veneto, e per la precisione l’isolan; non valeva la pena di tradurli in un altro idioma più diffuso, e dubito che in quel caso sarei stato in grado di riconoscerli ancora.

 

Coro

Cori veloce sto treno
no se ferma in nissuna stasion
e anca se mi me remeno
nol frena, no ghe fasso passion.

Cori sto mona de treno
e mi vardo le robe che scori
però vedo sempre de meno
o me par che se perdi i colori.

Cori, cori sto maledeto
el ga furia de farme rivar
no me lassa per farme dispeto
gnanca el tempo de respirar.

Cori le do sine de soto
anca lore me vedi passar
e però el suo destin galeoto
ghe comanda de şmentegar.

Coro col treno anca mi
fin che rivo ancora star şveio
e co sarà sto mio viagio finì
sognarò de ‘ndar a star meio.

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