Angoli

I fatti avvengono, gli imprevisti accadono.
Suppongo che non sfugga la differenza tra ciò che “viene”, con un moto percepibile nei tempi e nei modi, e ciò che invece “cade”, ossia un evento o una cosa da cui non sempre è possibile sottrarsi. Però talvolta capita che per insensatezza o per avventatezza ci si ponga proprio nel punto esatto dove è possibile che cada o accada qualcosa.
Ritengo che sia inutile tracciare qui un elenco dei comportamenti irresponsabili e spregiudicati in grado di arrivare a conseguenze più o meno gravi, sarebbe una lista veramente troppo lunga, forse nemmeno esaustiva, e di sicuro peccherebbe di presunzione. Del resto, chi di noi potrebbe affermare di non aver MAI tenuto un comportamento azzardato, o aver mal calcolato le conseguenze ultime di un suo gesto?
Il fatto è che siamo umani, e quindi soggetti all’errore, all’imprecisione, alla distrazione, all’arroganza, ai nostri innumerevoli limiti, il peggiore dei quali ci rende inconsapevoli di quanto siamo fallibili.
Ma se come individui ciò è comprensibile, non lo è altrettanto se una struttura organizzativa dimostra tutta la sua fragilità quando un imprevisto “accade”. Tale distinguo nasce da fatto che un’istituzione che dispone di adeguate risorse dovrebbe essere in grado di assorbire tali malaugurati eventi, dovrebbe riuscirci in forza di una capacità predittiva superiore e di una reazione quanto mai tempestiva. Peccato che le inefficienze abbondantemente dimostrate durante il controllo e il contrasto della pandemia che ancora ci affligge siano la dimostrazione patente di quanta criminale supponenza talvolta alberghi nelle strutture pubbliche.
Anche volendo soprassedere alle tragiche vicende che hanno messo alle corde le organizzazioni sanitarie di tutto il mondo, sono certo che a tutti sarà capitato di arenarsi a causa delle lungaggini procedurali, o di smarrirsi nelle involute spire della macchina burocratica, per scoprire che un’operazione all’apparenza semplicissima potrebbe non sfigurare nella trama di un film di Indiana Jones.
Ricordo che lo scorso anno provai a ottenere un documento abbastanza banale (certificato di matrimonio) tramite la piattaforma digitale regionale, un supporto ideale per evitare di muoversi in tempi di confinamenti locali (leggi lockdown). Ve lo dico subito: non è stato possibile.
Per una settimana quella parte del sito web gestito da Insiel era “down”, ossia non forniva nessun servizio, e infine, quando finalmente ottenni l’accesso, risultò che potevo sì registrare la richiesta per via informatica, ma il documento avrei dovuto ritirarlo all’ufficio preposto dopo aver ottenuto il relativo appuntamento. Di autocertificazione manco a parlarne, e tutto questo in un mondo dove di noi conoscono già tutto, anche il numero di scarpe.
Magari vi starete chiedendo come mai io mi sia lanciato in questa filippica, e cosa diavolo abbiano a che fare l’imprevidenza con l’informatica
È di qualche giorno fa la notizia che anche i server della Regione Lazio sono stati oggetto di un pesante attacco da parte di alcuni hacker, un’azione che di fatto ha portato al blocco di molti servizi e che forse ha consentito l’estrazione dei dati personali di molti abitanti di quella regione. Si sta parlando di dati riguardanti lo stato di salute, le patologie, le cure e i loro effetti, tutte informazioni che sicuramente fanno gola a chi fa della salute un business, cliniche, assicurazioni, case farmaceutiche, eccetera. Non di meno forse qualcuno si è preso la briga di dare una sbirciata ai contratti di fornitura, giusto per riuscire a farsi un’idea su cosa offre la concorrenza.
Comunque, spionaggio o ricatto che sia, la sostanza non cambia, i sistemi sono vulnerabili, tutti, e pertanto ci si dovrebbe muovere con la massima prudenza, cosa che, purtroppo, non avviene. Pare infatti che i cervelloni della Regione Lazio (probabilmente parenti della mia Insiel) non abbiano progettato e implementato una procedura di “Disaster Recovery”, ovvero tutte quelle azioni che impediscono il blocco dei servizi in caso di “crash” di una parte del sistema, sia esso dovuto a un evento fisico (terremoto, incendio, alluvione, guasto, ecc.) oppure immateriale (bug di sistema, corruzioni del database, attacco informatico, ecc.). Peggio ancora, sembra che persino le copie di sicurezza (o copie di backup) siano rimaste in linea, e perciò vittime dello stesso attacco, quando persino quando lavoravo con un PC 386/25 già si sapeva che tali copie (a quel tempo su nastro) vanno salvate, quindi messe al sicuro (non nello stesso ambiente) ogni giorno e conservate per almeno una settimana.
E pazienza, la frittata è fatta, e ci vorranno giorni e molto lavoro per rimettere assieme i cocci. Però, da questa disavventura impareremo qualcosa?
Io non ne sarei tanto sicuro.
Vado col mio esempio.
Qualche mese fa avevo di registrare uno SPID, col servizio gestito da Poste Italiane. Vado sul loro sito web e compilo i campi richiesti, magari con qualche disappunto per le inesattezze presenti, del tipo che per l’indirizzo sono disponibili sole tre opzioni, Via, Viale, Piazza (e il resto, Corso, Strada, Borgo, Località, Vicolo, ecc.?). Passo carta di identità e codice fiscale allo scanner, li invio come richiesto, quindi dopo un po’ di tempo mi arriva sullo smartphone la comunicazione di posta elettronica con il codice da presentare all’ufficio postale per la conclusione della pratica, e di strada vado nella sede più vicina. C’è solo una persona in attesa. Bene, benissimo, penso, peccato che per quell’operazione sia richiesta una prenotazione, dico, per una roba di due minuti, non per aprire un conto corrente.
Siccome alla stupidità non c’è limite, vengo a scoprire che posso ottenere quell’agognata prenotazione mediante Whatsapp.
Whatsapp? Ma dico, stiamo scherzando? Si tratta della stessa mina vagante che sta impestando i sistemi telefonici di milioni di utenti, spargendo a destra e a manca badilate di virus malevoli in grado di truffare, infettare, clonare, spiare, e chi più ne ha più ne metta. Stiamo parlando di un giocattolo per imberbi teenager e per casalinghe disperate, di un canale di comunicazione estremamente sospetto e dal quale sarebbe salutare stare alla larga, soprattutto se ci tenete alla vostra privacy (e al vostro conto in banca se audacemente utilizzate lo smartphone per l’home banking).
Ma vi pare serio che un’azienda che ha implicazioni così diffuse nelle comunicazioni private e pubbliche vada a servirsi di un’applicazione informatica talmente rischiosa?
E vi pare intelligente obbligare l’utente a prenotarsi in un ufficio vuoto per ottenere un servizio che occupa meno tempo del pagamento di un bollettino postale?
E dopo lamentiamoci pure che i sistemi sono stati attaccati dagli hacker. In questi casi non è “accaduto”, ce la siamo andata a cercare.
Si dice che una persona è ottusa quando non brilla per arguzia. Quindi proporrei una modifica alla terminologia geometrica: supplementare all’angolo acuto è l’angolo postale.

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