Il Cattopardo

26 Novembre 2013.
Cos’è successo in quella data?
Dunque… nel 1941 la marina giapponese salpa per attaccare la base navale USA di Pearl Harbor, nel 1942 esce nelle sale “Casablanca”, nel 1950 i cinesi contrattaccano in Corea,  nel 1983 vengono rubati a Londra 26 milioni di sterline in lingotti d’oro, nel 2003 si alza in volo per l’ultima volta il Concorde, nel 2011 viene lanciato Curiosity verso Marte, ma nel 2013?
Niente, niente che possa trovare posto in un libro di storia almeno, però il quella data io scrissi un post che, letto oggi, potrebbe apparire profetico. Lo scrissi nel blog My3Place, sull’onda di un malessere che stavo provando a causa del disgusto di una certa maniera di intendere la politica, ammesso che si possa ancora definirla politica.
Era l’epoca degli amori, intendo quell’infatuazione verso un giovane politico che prometteva di “rottamare” ciò che non rispondeva più alla modernità dei tempi. A quel tempo molte anime candide rimasero irretite da quel rivoluzionario così a modino, da quel decisionismo positivista che prometteva d’essere inarrestabile, da quell’inclusività dei buoni che guardano al futuro contro i cattivi ancorati a un passato deprecabile, da quel fare comprensivo del pretino al passo con i tempi, simpatico e affabile, ma sempre con il Sacro Verbo in tasca.
Mi sembra superfluo precisare che la mia antipatia fu immediata, istintiva e viscerale, come cipolla negli occhi.
Quando però ci fu l’annunciazione, l’udite udite udite, l’affissione delle tesi sulla porta della chiesa PD, la proclamazione urbi et orbi del radioso futuro democratico, ebbia la chiara visione d’un ciarlatano che spaccia come panacea universale del piscio di vacca in bottiglia.
Devo tutto al mio brutto carattere cinico e distaccato, quella bestiaccia che ho dentro e che mi costringere a essere un animale a sangue freddo, il più delle volte una vipera. Non è un bel vivere, credetemi.
Come nel famoso romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, dove un conservatore afferma che “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, così anche quel piazzista prometteva la più grande delle svolte possibili, una giravolta a trecentosessanta gradi, giusto per tornare a dove s’era partiti, cambiando le maschere ma non la trama della rappresentazione.
Questo Cattopardo di Rignano (dove Catto sta per pio cattolico) aveva passato il segno, il mio segno, quello che separa l’indifferenza dall’antipatia, e buttai giù di getto un post per il mio vecchio blog.
Ora che il nostro Cattopardo ha finalmente mostrato il suo vero volto da faina, mi garba di ripresentare quel testo a mo’ di caustico “io ve l’avevo detto”, e chiedo scusa a chi all’epoca c’aveva creduto, non è stata colpa vostra, v’è semplicemente mancata la forza d’essere infelici.

 

Testo originale

È unicamente una questione di gusti.
Suppongo di non essere molto originale quando affermo che per apprezzare le ultime mosse del PD ci vuole uno stomaco forte. Anche i personaggi che lo popolano hanno causato in più di qualche occasione precipitose corse verso il cesso.
Per fortuna ora c’è il nuovo che avanza, nel senso che è un avanzo, un fondo di magazzino, un rimasuglio che ci vogliono rifilare, a prezzi fortemente scontati, spacciandolo per la novità dell’anno.
L’idea di base è che basti “rottamare” i vecchi politicanti per risolvere tutti i malanni procurati da questa classe dirigente, per entrare in un’epoca di rinnovamento generale.
L’esponente più in vista di questa “new age” è stato da tempo identificato, si tratta di tale Renzi Sindaco di Firenze.
Anche volendo soprassedere alla naturale diffidenza che mi scatena la sua aria da pretino, pur facendo finta di ignorare a quali personaggi si accompagna (uno per tutti: Nicola Latorre), pur concedendogli il beneficio del dubbio, ovvero che pensi veramente di poter rinnovare e che non sia un volgare epigono, pur tralasciando il fatto che è più un liberista che un riformista, non ho potuto fare a meno di provare una sensazione di malessere (fisico, non psicologico) quando ci ha, finalmente, reso edotti sulla sua idea del Partito Democratico, e, nel caso altamente improbabile che quest’ultimo vinca le elezioni, del nostro disgraziato paese. Con tre spot.
Sì, ha detto proprio “spot”, perché egli presume che l’italiano medio soffra di deficit dell’attenzione, e quindi più di novanta secondi di messaggio non riesca a reggere.
Ma che spot…

Ecco quello di una multinazionale che ha riempito i bicchieri di mezzo mondo con una bevanda eccessivamente gassata, dagli ingredienti in parte ancora ignoti, sicuramente zuccherosa e zuccherina, che si è imposta più per la sua immagine che per le scarse proprietà dissetanti, invariabilmente perfetta per rovinare l’aroma dei piatti più gustosi, oppure, l’alternativa più probabile, per coprire il pessimo sapore del “junk food”, il cibo spazzatura che gli USA hanno promosso al rango di business mondiale.
Renzi vorrebbe un PD (e nei suoi sogni, un paese) effervescente, internazionale (ma non “quella” Internazionale che ricorda troppo la sinistra), sapido, e comunque adattabile, liquido, che non macchia (contrariamente al plebeo vino), gradito a grandi e piccini, e soprattutto fresco, molto fresco, o almeno che dia l’idea di fresco.
Inevitabile il rutto liberatorio.

 

Passiamo ora a un prodotto altrettanto diffuso, una melassa stucchevole e appiccicosa che vi (io mi chiamo fuori) accompagna fin dal primo mattino, e poi a merenda, a pranzo, a cena, e se cadete in una crisi d’astinenza, anche in piena notte. L’utilizzo ignobile (ribadisco, l’utilizzo, non il prodotto per il quale questo aggettivo sarebbe eufemistico) che ne viene fatto per guarnire crêpe, torte, biscotti, gelati, e spuntini vari, rispecchia lo smottamento culturale di un paese che aveva, e in parte ha ancora, una tradizione gastronomica insuperabile. Quant’è facile aprire un barattolo e spalmare quella colla marrone su qualsiasi cosa capiti a tiro, è facile come schiaffare nel microonde una scatola di surgelati, versare in una pentola il brodo pronto, spremere un tubetto di pasta misteriosa al gusto carne, spruzzarsi in bocca un aroma spray. Come lo spot precedente, il target, ovvero le prede da colpire, sono i giovanissimi, i quali, complice l’intransigenza tipica della loro età, imporranno il consumo di questo alimento che non si può certamente definire “salutista”, si esporranno alla possibilità di una “dipendenza” derivante dallo zucchero (sì, dipendenza, proprio come una droga), con tutte le conseguenze del caso (obesità, diabete, sindromi metaboliche, ecc.).
Quanto sarebbe bello il PD di Renzi. Via quelle facce perennemente afflitte, via gli ammonimenti pessimistici, via quei costumi austeri e seriosi, e avanti tutta con la dolcezza. Non avete idea di quanto sarebbe difficile liberarsi di questo PD, vischioso e onnipresente, sempre pronto, ottimo per tutti gli usi, grasso e consolatorio, per addolcire una nuova tassa, una privatizzazione, un episodio di malsanità. Quattro parole del “nuovo” PD e tutto tornerà a posto, come diceva Mary Poppins: “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù. Tutto brillerà di più!”.

 

Per ultimo ma non ultimo, ecco lo spot per i più cresciutelli, una birra. Non si tratta di una birra qualunque, bensì di una Stout, una birra scura prodotta con malto e orzo tostati, con una gradazione alcolica di 4.2 in volume, abbastanza alta quindi (un vino da tavola si aggira sui 12).
Il messaggio buonista e inclusivo dello spot fa però a pugni con la realtà del consumo di alcolici.
Si badi bene che non sono né un puritano e né un proibizionista, ma proprio perché non lo sono ho avuto occasione di frequentare alcuni posti dove gli alcolici, e questa birra in particolare, vanno per la maggiore. Quando intendo che “vanno” intendo che viene perso il fattore organolettico della bevanda (ottima in realtà) in favore dell’effetto euforizzante dell’alcol. Due sono i fattori negativi (oltre ovviamente a quelli concernenti lo stato di ubriachezza); il primo è che questo tipo di birre “nutre”, ovvero induce a uno stato di sazietà, per cui il forte bevitore poi non si alimenta correttamente, il secondo è che l’eccesso di alcol comporta comunque dei danni all’organismo, dentro e fuori. Di questa birra stout io ne riesco a gustare una pinta, ma non di rado ho visto ragazze poco più che diciottenni scolarsene, in un’oretta, due o tre senza batter ciglio. Se magari queste giovincelle possono apparire spigliate e interessanti di sera al pub, lo sono molto di meno al mattino, quando mostrano al loro pelle ingrigita prematuramente, un accenno di sottogola e di cellulite, e il girovita rovinato da uno stomaco pronunciato, una sofferenza a guardarle pensando che presto, troppo presto, potrebbero dover consultare un nefrologo oppure un epatologo, quando va bene.
Renzi ha scelto questo spot perché richiama quel “I care” di veltroniana memoria, oppure perché proprio questa birra macina fortissimi utili dal merchandising, ovvero dalla commercializzazione di oggetti che portano il loro inconfondibile logo? Non è che, al di là della sostanza, conta più vendere un’immagine, un marchio? E pazienza se poi, marchiati come bovini, ci ottunderemo la mente ingollando a litri (o a pinte in questo caso) ciò che quel marchio finge di rappresentare.

Bene, caro il mio Renzi, tu ci vuoi gasati, americaneggianti, drogati, incolti, e pure ubriachi. Già che c’eri potevi metterci anche il Mulino Bianco e così calavi un poker.
Forse io sarò di gusti difficili, forse mi illudo di essere diverso e invece sono solamente uno sciocco snob, ma non me la sento di partecipare alla tua visione, quindi passo volentieri la mano in attesa di tempi (e uomini oppure donne) migliori.

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5 thoughts on “Il Cattopardo

  • siamo tutti in attesa di uomini e donne migliori, ma all’orizzonte si vede solo tanta modestia, troppa modestia. Le altre due no, ma la Guinness mi piace …

    • Ti dirò, per certi figuri un po’ di modestia non starebbe male.
      La Guinnes è buona, ma esclusivamente a spina, e anche lì non è detto, perché chi la spilla deve sapere il fatto suo (e anche chi la beve…), non è come versare dell’acqua minerale in un bicchiere. 🙂

        • Chiedo venia, s’era capito benissimo cosa intendevi, sono io che, perfidamente, mi diverto a giocare con le parole.
          Per quel che riguarda la birra, fai attenzione con quelle scure, in quanto la tostatura, se non è realizzata con aria indiretta, può causare la formazione di nitrosammine. Personalmente preferisco le IPA, anche perché in Slovenia ci sono dei piccoli birrifici che le producono con la loro acqua, il loro orzo e il loro luppolo. La maggior parte della birra che trovi nei supermercati è realizzata invece con acqua demineralizzata (quella dei ferri da stiro) additivata di sali minerali, e vengono utilizzati malti industriali.
          Ahoj

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