Chi cerca viene trovato

Si dice che la pubblicità sia l’anima del commercio, però oggigiorno direi che la pubblicità è l’anima di Google.
Vari sono i supporti in grado di trasmettere un messaggio commerciale, cartelloni stradali, giornali, radio e televisione, però nessuno di quelli è in grado di reggere il confronto con la capillare pervasività di Internet.
Tale superiorità non si misura col volume di fuoco di uno specifico sistema, ovvero con la durata e l’impatto del singolo messaggio, in quanto la televisione su questo versante è imbattibile per ridondanza e risorse investite, bensì con l’efficacia e la capacità mimetica della pubblicità.
Fateci caso, se una pagina pubblicitaria di una rivista non vi interessa vi limitate a passare oltre. Quando un programma televisivo si interrompe di botto, voi già sapete che non si tratta di un’edizione straordinaria del telegiornale che annuncia lo scoppio delle terza guerra mondiale, bensì siete ben consci che per qualche minuto vi saranno serviti dei contenuti stucchevoli e palesemente esagerati, di conseguenza potete decidere di sorbirvi quel beverone o girare canale. In buona sostranza la pubblicità risulta quasi sempre riconoscibile e aggirabile. Invece durante la navigazione in rete è quasi impossibile non incappare in qualche messaggio pubblicitario, con una frequenza che varia dal fastidioso all’invasivo.
C’è di peggio però. Mentre sugli altri supporti i messaggi vengono diffusi “a pioggia”, ossia senza distinguere i destinatari, alcuni sistemi informatici sono in grado di individuare le preferenze dell’utente al fine di proporre una pubblicità ad hoc, cioè ogni messaggio è una pallottola ben diretta all’intimo desiderio di benessere, e state pur tranquilli che quei cecchini hanno un’ottima mira.
Vi dirò, esiste anche un’altra tecnologia in grado di valutare con efficacia la scala di valori consumistici di una persona e utilizzare quei metodi per proporre dei messaggi personalizzati, e non serve un PC, un modem, una connessione, basta che indossiate un giubbotto, una polo, un cappellino dotati di transponder RFID denominato Smart Label, un oggettino che appare identico alla normale etichetta, ma di ciò non tratterò qui, potrei spaventarvi troppo.
Torniamo a Internet, perché vorrei parlavi di sistemi operativi, browser e motori di ricerca, e in particolare vorrei farvi notare alcune differenze che intercorrono tra i browser Chrome e Firefox.
Chrome, per chi non lo sapesse, fa parte della galassia Google, la quale ha dato vita al sistema operativo Android, quello che gira sugli smartphone e sui tablet. Va da sé che si tratta di un legame a doppio filo, in quanto l’impero Google si tiene ben stretta la “sua” tecnologia e la impone per promuovere i “suoi” servizi internet.
Firefox, o più esattamente Mozilla Firefox, è invece un browser libero, ovvero si tratta di un software la cui architettura è trasparente, aperta allo studio e alla ricerca di soluzioni migliorative da parte di utenti della rete. Essendo un codice flessibile è possibile utiilizzare Firefox in molti sistemi operativi, anche in quello del suo concorrente di Google.
Fin qui l’aspetto etico che farebbe preferire il software libero rispetto al software proprietario, ma c’è dell’altro.
Mi sono preso la briga di fare alcuni screenshot (registrare l’immagine di ciò che appare sullo schermo) di una stessa pagina con i due differenti browser, e così potrete notare quanto invasiva sia la pubblicità in Chrome (cliccate sull’immagine per vederla a schermo intero).

 

Chrome – Pagina iniziale di “La Repubblica”
Firefox – Pagina iniziale di “La Repubblica”

 

Chrome – Pagina iniziale di “Il Fatto Quotidiano”
Firefox – Pagina iniziale di “Il Fatto Quotidiano”

 

Chrome – Accesso alla posta elettronica di Alice Mail
Firefox – Accesso alla posta elettronica di Alice Mail

 

Per comprendere meglio il “Metodo Google” dovete sapere che prima di andare ad aprire le pagine che avete visto sopra avevo cercato in Internet dei siti che trattassero biciclette, attrezzature fotografiche e abbigliamento sportivo da montagna, e guarda un po’ quali pubblicità appaiono su Chrome: biciclette, fotocamere e pedule. In pratica hanno registrato la mia navigazione, in gergo tecnico mi hanno “profilato”, e ora mi propongono le categorie di prodotti che, secondo loro, stanno nelle mie preferenze.
Quindi, voi cercate e loro vi trovano.

Poteva bastare? Ovviamente no.
Utilizzando Chrome mi è capitato di notare, sempre sulle pagine che fanno riferimento a un giornale, dei gruppi di annunci pubblicitari.

Oltre all’aspetto che tende a camuffarsi da articolo giornalistico, vorrei farvi notare il messaggio fantasmagorico che annuncia il titolo di qualcuno di quei link, che pur sfuggendo alla definizione legale di truffa è sicuramente un’esca per rifilare il classico bidone a un utente poco smaliziato, un fatto che non depone di certo a favore di Chrome.
In questo caso non sono in grado di mostrare ciò che appare sulla stessa pagina web utilizzando Firefox, perché non appare niente del genere.
Come ciliegina sulla torta troverei più che giusto offrirvi un’ultima avvertenza, quella di chiudere sempre le sessioni delle pagine web che avete aperto digitando una password.
Magari sarebbe meglio che io sia più chiaro.
Mettiamo il caso che siati andati a scorrere Facebook. Per entrarci avete dovuto digitare un nome utente e una password (a tal riguardo io suggerisco sempre di evitare che le password vengano memorizzate dal browser, meglio prendersi il fastidio di digitarle ogni volta). Bene, quando ne avete avuto abbastanza di Facebook, prima di aprire un’altra finestra, o uscire da internet, o anche spegnere il computer, dovreste ricordarvi di andare sul pulsantino del vostro account e cliccare su “Esci”. Se utilizzate Chrome e non seguite questa procedura è come se non foste mai usciti da Facebook, e lo stesso discorso vale per altri software, per esempio alcuni gestori di posta elettronica, il che non è il massimo sul fronte della sicurezza. Con Firefox invece, se correttamente impostato, la sessione viene chiusa automaticamente e la password cancellata.
Sapevatelo.

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7 thoughts on “Chi cerca viene trovato

        • Salvo quando devo fare del foto/video editing oppure modellazione CAD, con programmi che girano solo sotto Windows, io utilizzo delle distro Linux (Ubuntu e Mint), perciò Mozilla Firefox è coerente con la scelta di usare un software “open”, anche se di certo non è il browser più leggero.
          Anche sul tablet con Android utilizzo la app Firefox, che offre almeno un minimo di anonimato nella navigazione.
          Per il motore di ricerca, il francese Qwant va benissimo, essenziale nell’aspetto ma comunque funzionale. Uso quello perché non registra e non conserva in memoria l’indirizzo IP e il numero della macchina dell’utente, ovvero rispetta di più la tua privacy.
          Ahoj

  • I servizi di Google si pagano co la pubblicità, c’è poco da fare. Ottimo il consiglio di uscire sempre da tutto, in teoria lo faccio sempre, in pratica meno

    • Vero, ma nel caso di Google si va oltre la pubblicità, si sfiora il controllo sociale.
      In ogni caso io utilizzo Firefox, e come motore di ricerca mi affido a Qwant.

      Già che ci sei, ti regalo la mia gianografia n°5
      MISSIONE COMPIUTA
      La pubblicità insegna che non tutto può essere comprato con il denaro, ma venduto sì.
      🙂

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